QUANTE SCUSE TROVI PER NON AGIRE?
Viviamo in un tempo dove i ritmi serrati e frenetici della vita quotidiana sembrano travolgerci, lasciando in noi poca energia e poco tempo a disposizione da dedicare alla famiglia, allo studio, allo sport e alle nostre passioni.
Ma è proprio così?
Tutti vorremmo avere giornate di 40 ore per poter fare tutto quello che dobbiamo o che ci piace fare.
Tuttavia, anche se è vero che la vita oggi è sempre più impegnativa, soprattutto quella lavorativa, questo non rappresenta un vero ostacolo per intraprendere o riprendere altre attività. È, piuttosto, un problema legato alla gestione del proprio tempo ma anche alle scuse che ci raccontiamo e che, da un po’ tempo a questa parte, sono diventate molto diffuse nella nostra società, quasi fosse un’epidemia collettiva.
MAL COMUNE, MEZZO GAUDIO
La crisi economica, le difficoltà lavorative, il riscaldamento globale, il fenomeno dell’immigrazione, il fallimento del nostro sistema politico, etc., sono tutti fenomeni che hanno indubbiamente un forte peso sulla nostra esistenza, ma non per questo dobbiamo abbandonarci a questo flusso inesorabile di eventi, lasciandoci sopraffare dalla negatività dilagante e dalle difficoltà e che si incontrano tutti i giorni.
Non sto negando che le difficoltà esistano ma sto dicendo che, purtroppo, è facile, anzi, facilissimo, crogiolarsi nelle lamentele comuni o anche altrui, quasi a giustificare il nostro immobilismo. Lo scoraggiamento e l’apatia hanno una forte presa, per cui tendono a diffondersi velocemente e ad annidarsi nella nostra vita.
Sei sicuro però di non poter fare niente solo perché “il mondo e la società oggi sono così”?
In tanto potrebbe essere utile iniziare a fare queste due operazioni:
Credo che questo possa essere un presupposto per poter identificare quelle scusanti che non ci consentono di raggiungere altri obiettivi nella vita.
Non possiamo negare tutti i fenomeni che ho elencato in alto (indubbiamente ce ne sono altri) e che oggi investono la realtà in termini globali, tuttavia, vorrei che ti facessi queste domande:
Sono in salute? Ho un lavoro? Ho una casa? I miei figli (se ne hai) vanno a scuola e ricevono una formazione? La mia famiglia mi sostiene, soprattutto emotivamente? Posso permettermi tre pasti al giorno?
L’elenco potrebbe andare avanti ancora per molto. Il punto è che devi valutare oggettivamente la tua esistenza.
Sei direttamente coinvolto in una vera emergenza?
Se non lo sei, allora la tua realtà, quella individuale, è un po’ diversa rispetto a quella globale, per cui, e qui mi ricollego al secondo punto, impara a essere grato della vita che hai e di chi ti sta vicino, soprattutto di chi ti sta vicino veramente: famiglia, amici, magari qualche collega.
Penso che ti sarai reso conto di quanto poco utile sia nella tua vita l’idea del mal comune, mezzo gaudio: ti porta a uniformarti a tutto coloro che non hanno veramente il coraggio e la voglia di fare le cose, di intraprendere nuove sfide.
C’è una frase di Rita Levi Montalcini che mi è sempre rimasta impressa: “nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva. Bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi”.
PIGRIZIA MASCHERATA DA STANCHEZZA
Questa è una delle principali e più comuni scuse per rimandare o addirittura non iniziare un’attività o affrontare una sfida.
Ci sono giornate in cui, vuoi per le ore trascorse al lavoro, vuoi per altri impegni in casa o altrove, ci si sente spossati e il corpo ha veramente bisogno di riposo. Essere stanchi è comprensibile. Tuttavia, a meno che questa non sia la tua routine, e spero vivamente che non lo sia, eccettuate quelle giornate intense e dense di lavoro, il tempo da dedicare ad altro c’è e ci sarà sempre, purché ti sbarazzi da quella sensazione di stanchezza apparente che, in realtà, nasconde una certa pigrizia, che a volte può diventare anche cronica.
Giunto a casa dal lavoro, magari uno desidera sdraiarsi sul divano e guardare il telefonino o semplicemente non fare niente. Questa abitudine è purtroppo molto diffusa.
Sai quanto ore si perdono ogni settimana con questo tipo di azione?
Tante, veramente tante!
Perché non investire quell’ora su un’attività produttiva?
Andare a correre, allenarsi in palestra, studiare una materia che ci affascina, cimentarsi in qualche passione, etc. Le possibilità sono infinite.
E’ tutto nella nostra mente. E’ lì che la volontà può scattare, spingendoci ad agire.
Cerca di darti degli obiettivi e, oltre ai piani di azione, fissa un’agenda con il tempo da rivolgere quotidianamente o settimanalmente a questa o quella attività. Sii risoluto e costante e segna sulla tua agenda o taccuino i tuoi progressi. Vedrai come la stanchezza iniziale, man mano che noterai i tuoi progressi, tenderà a diminuire, se non a scomparire.
Essere decisi e disciplinati è una molla potentissima per dirigerci verso i nostri obiettivi. Capirai come quella stanchezza era pigrizia, apatia o semplicemente un po’ di scoraggiamento.
I RISCHI DELL’ETA’
Chi dopo i trenta, chi dopo i quaranta, chi dopo i cinquanta, c’è sempre qualcuno che incolpa l’età come un fattore limitante per non intraprendere nuove sfide. Anche questo atteggiamento è molto diffuso. Si vede nell’età un limite per agire, per fare e cose, trasformando l’età in una scusa per appesantirsi e lasciarsi schiacciare dal tempo che passa inesorabilmente.
Andando avanti con l’età molte cose cambiano, la resistenza, i tempi di recupero, la forza, etc. Ma Cambiano, non scompaiono!
La cosa importante da ricordare è che la volontà si affievolisce solo se glielo permettiamo noi, cosi come il nostro cervello. Questo organo potentissimo ha una capacità di adattamento e di sviluppo infinita, per cui, tranne in casi di specifiche patologie, il cervello non si intorpidisce.
L’età dunque non è un ostacolo, un limite: lo sono piuttosto le nostre convinzioni. Lo ripeto, il corpo cambia, per cui molte attività dovranno essere commisurate a quello che esso può effettivamente fare, per quanto riguarda soprattutto l’attività fisica. Ma questo non significa che dopo i quaranta o i cinquanta ci si lasci andare. Convinzione errata, limitante e autodistruttiva!
Pensate a Rita Levi Montalcini, morta a 103 anni, ha studiato praticamente fino a qualche giorno prima della sua dipartita, lo stesso per Margherita Hack. Nello sport abbiamo Hidekichi Miyazaki, atleta giapponese, detentore del record dei 100 m. nella categoria dei centenari. Ha corso ancora, nel 2015, all’età di 105 anni!
I LIMITI DEL CORPO E DELLA SALUTE
Il mio corpo non me lo permette, se corro 100 m. svengo, mi fa un po’ male la schiena o la spalla, non ho la forza fisica per farlo, non sono poi così resistente, è quasi impossibile, è troppo complicato per me, non sono all’altezza, etc. L’elenco di tutto ciò che ci raccontiamo (e che poi si trasforma in convinzioni limitanti) potrebbe proseguire per almeno altre cento righe.
Non hai la forza fisica o ti manca la volontà e il coraggio per farlo? E’ impossibile o non ci hai mai veramente provato? Non ce la fai o non sei mai stato disciplinato, perseverante e appassionato? Sei un po’ inabile per certe attività manuali o non ti sei mai preparato per superare le difficoltà e migliorarti?
Pensate ad Alex Zanardi, un esempio di volontà, coraggio e determinazione che stupisce chiunque lo conosca o conosca la sua storia. Dopo quell’infausto incidente avrebbe potuto arrendersi e abbandonarsi a se stesso. E invece? Ha superato se stesso e si è spinto oltre i limiti.
Come dicevo prima, tranne in casi di gravi malattie dove il rapporto con la vita acquisisce una dimensione diversa, sii grato della salute che hai. Sfruttala per fare del bene, per sognare, per costruire, per agire. Utilizza il tuo corpo per materializzare quei desideri. Coltiva la volontà per non cadere nella trappola dell’apatia e della mediocrità.
IL FALLIMENTO E’ LA FINE DI OGNI SOGNO ?
I fallimenti sono una componente fondamentale della nostra esperienza, purché da essi traiamo degli insegnamenti. Va bene sbagliare, se poi ci si corregge. Va bene cadere, se poi ci si rialza e si continua ad andare avanti. Va bene sentirsi ogni tanto scoraggiato, se poi ci si scrolla di dosso questa emozione e si riprende a fare le cose.
Non è il fallimento in sé, ma la paura del fallimento che ci blocca, che ci immobilizza. E così procrastiniamo fino all’infinito quello che desidereremmo fare, alimentando così ancora di più un senso di scoraggiamento e frustrazione.
E’ una relazione di causa-effetto. Non fai le cose, non ottieni risultati. Semplice. Inutile lamentarsi o piangersi addosso.
Valuta la fattibilità dei tuoi obiettivi e cerca di capire se il fallimento non sia dovuto a una valutazione troppo leggera e superficiale degli obiettivi stessi o del piano di azione.
Ricorda: arrendersi o non provarci mai è la vera fine dei sogni, non il fallimento!
Giovanni Porreca
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